Essere privi di reddito non significa sfuggire ai controlli fiscali. L’Agenzia delle Entrate, infatti, non si concentra esclusivamente su chi percepisce guadagni, ma monitora anche chi risulta disoccupato o nullatenente e non dichiara alcun reddito. I controlli del Fisco, infatti, riguardano tutti i cittadini, anche coloro che non presentano una dichiarazione dei redditi.
Partiamo col dire che le attività di controllo e monitoraggio di natura fiscale non vengono preannunciate: chi è sotto esame ne viene a conoscenza solo quando l’Agenzia delle Entrate decide di intervenire, richiedendo spiegazioni o procedendo con una contestazione. Sebbene i controlli possano riguardare chiunque, non sono avviati casualmente: per procedere con una verifica, il Fisco deve avere dei sospetti nei confronti del contribuente, come ad esempio incongruenze, indizi di irregolarità o situazioni patrimoniali dubbie.
Disoccupati sotto osservazione: quali elementi possono far scattare un’indagine?
I controlli del Fisco, dunque, si estendono a chiunque, motivo per cui anche chi non ha un impiego può finire sotto la lente d’ingrandimento dell’AdE, anche se, in questo caso, i criteri utilizzati saranno differenti rispetto ai contribuenti che percepiscono un reddito. Ad ogni modo, l’Agenzia delle Entrate può attenzionare alcuni elementi che potrebbero risultare incoerenti rispetto alla situazione economica dichiarata.
Uno dei principali fattori di rischio è rappresentato dalla capacità di spesa. Chi non dispone di un reddito non dovrebbe essere in grado, in teoria, di effettuare acquisti di grande valore. Se una persona senza fonti di guadagno documentate compra un immobile, paga un mutuo o possiede un’auto costosa, il divario tra la sua situazione reddituale e il suo stile di vita potrebbe attirare l’attenzione del Fisco e far sorgere il dubbio sull’esistenza di redditi non dichiarati.
In questi casi, l’Agenzia delle Entrate può richiedere chiarimenti. Se il contribuente è in grado di dimostrare che le somme utilizzate provengono da fonti lecite e non imponibili – ad esempio una donazione familiare o una vincita al gioco già tassata – l’indagine si conclude senza conseguenze. Se, invece, non è possibile giustificare l’origine del denaro, il Fisco può ricostruire il reddito non dichiarato e richiedere il pagamento delle imposte non versate.
È bene precisare che l’onere della prova grava sempre sul cittadino: sarà lui a dover dimostrare, fornendo appositi documenti, che le spese sostenute non sono state effettuate attraverso redditi nascosti.
Conti bancari nel mirino: come il Fisco traccia i movimenti finanziari
Oltre alle spese, un altro indicatore che può insospettire il Fisco riguarda i movimenti sui conti correnti. Se su un conto intestato a un disoccupato vengono registrati versamenti di denaro contante o accrediti regolari, l’AdE potrebbe ipotizzare l’esistenza di entrate non dichiarate. Un flusso di denaro costante senza un reddito dichiarato potrebbe essere interpretato come il segnale di un’attività lavorativa in nero.
In questi casi, l’Agenzia delle Entrate può procedere direttamente con una contestazione, senza nemmeno chiedere chiarimenti preventivi. Il contribuente potrà opporsi solo attraverso un ricorso, corredato da prove documentali idonee a dimostrare che le somme accreditate derivano da redditi esenti o già tassati. In assenza di documentazione adeguata, il Fisco procederà con il recupero delle imposte non pagate.
Partiamo col dire che le attività di controllo e monitoraggio di natura fiscale non vengono preannunciate: chi è sotto esame ne viene a conoscenza solo quando l’Agenzia delle Entrate decide di intervenire, richiedendo spiegazioni o procedendo con una contestazione. Sebbene i controlli possano riguardare chiunque, non sono avviati casualmente: per procedere con una verifica, il Fisco deve avere dei sospetti nei confronti del contribuente, come ad esempio incongruenze, indizi di irregolarità o situazioni patrimoniali dubbie.
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I controlli del Fisco, dunque, si estendono a chiunque, motivo per cui anche chi non ha un impiego può finire sotto la lente d’ingrandimento dell’AdE, anche se, in questo caso, i criteri utilizzati saranno differenti rispetto ai contribuenti che percepiscono un reddito. Ad ogni modo, l’Agenzia delle Entrate può attenzionare alcuni elementi che potrebbero risultare incoerenti rispetto alla situazione economica dichiarata.
Uno dei principali fattori di rischio è rappresentato dalla capacità di spesa. Chi non dispone di un reddito non dovrebbe essere in grado, in teoria, di effettuare acquisti di grande valore. Se una persona senza fonti di guadagno documentate compra un immobile, paga un mutuo o possiede un’auto costosa, il divario tra la sua situazione reddituale e il suo stile di vita potrebbe attirare l’attenzione del Fisco e far sorgere il dubbio sull’esistenza di redditi non dichiarati.
In questi casi, l’Agenzia delle Entrate può richiedere chiarimenti. Se il contribuente è in grado di dimostrare che le somme utilizzate provengono da fonti lecite e non imponibili – ad esempio una donazione familiare o una vincita al gioco già tassata – l’indagine si conclude senza conseguenze. Se, invece, non è possibile giustificare l’origine del denaro, il Fisco può ricostruire il reddito non dichiarato e richiedere il pagamento delle imposte non versate.
È bene precisare che l’onere della prova grava sempre sul cittadino: sarà lui a dover dimostrare, fornendo appositi documenti, che le spese sostenute non sono state effettuate attraverso redditi nascosti.
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Oltre alle spese, un altro indicatore che può insospettire il Fisco riguarda i movimenti sui conti correnti. Se su un conto intestato a un disoccupato vengono registrati versamenti di denaro contante o accrediti regolari, l’AdE potrebbe ipotizzare l’esistenza di entrate non dichiarate. Un flusso di denaro costante senza un reddito dichiarato potrebbe essere interpretato come il segnale di un’attività lavorativa in nero.
In questi casi, l’Agenzia delle Entrate può procedere direttamente con una contestazione, senza nemmeno chiedere chiarimenti preventivi. Il contribuente potrà opporsi solo attraverso un ricorso, corredato da prove documentali idonee a dimostrare che le somme accreditate derivano da redditi esenti o già tassati. In assenza di documentazione adeguata, il Fisco procederà con il recupero delle imposte non pagate.