Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenere la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione (1).
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenere la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione (1).
Note
(1)
Dalla mozione di sfiducia al Governo deve essere tenuta distinta quella che può essere avanzata verso un singolo ministro. Questa non trova cittadinanza nella Costituzione ma nel regolamento della Camera (art. 115) mentre per il Senato si è sviluppata in base ad una prassi. Formalmente, essa si articola nel medesimo procedimento previsto per la sfiducia al Governo ma la differenza fondamentale sta nel fatto che essa non importa l'obbligo di dimissioni per l'esecutivo. La dottrina ha sottolineato la difficoltà ad inquadrarla giuridicamente proprio perchè, di regola, il consenso parlamentare si rivolge a tutto il Governo e non a parti di esso. Tuttavia, la Corte Costituzionale ha messo in luce come in sua assenza ogni comportamento ministeriale tenuto in violazione dell'indirizzo politico dell'esecutivo dovrebbe determinarne le dimissioni. Con la mozione di sfiducia individuale, quindi, la formazione iniziale del Governo cambia. A questo risultato si giunge anche nel caso del c.d. rimpasto di Governo con il quale, a fronte di vari eventi (dimissioni per nuovo incarico o altre cause, morte ecc.) vengono sostituiti più ministri.