AUTORE:
Giustino Goduti
ANNO ACCADEMICO: 2018
TIPOLOGIA: Laurea liv. II (specialistica)
ATENEO: Universitą degli Studi della Campania
FACOLTÀ: Scienze Politiche
ABSTRACT
La tesi affronta l’esigenza di modulare un ordinamento tributario idoneo a bilanciare interessi costituzionalmente rilevanti del cittadino-contribuente con l’interesse fiscale dello Stato di assicurarsi risorse indispensabili per il regolare funzionamento dei servizi per la comunità. Dopo avere descritto quali sono i poteri particolarmente penetranti degli organi di controllo, per verificare i corretti adempimenti del contribuente, sono stati illustrati gli istituti di garanzia che consentono, al soggetto passivo, di esercitare adeguatamente la propria difesa. Sulla spinta delle istituzioni europee, dopo l’introduzione nel nostro ordinamento tributario del contraddittorio, dell’autotutela e dell’interpello, un salto di qualità in questo senso è stato compiuto dalla Legge 27 luglio 2000, n.212, Statuto dei diritti del contribuente. La legge ampiamente descritta nei suoi contenuti, c.d. “rinforzata”, attuando norme costituzionali, garantisce una disciplina tributaria governata per principi, che vincolano e limitano l’operato del legislatore, che individuano obblighi per l’Amministrazione finanziaria e fissano diritti e garanzie riconosciute al contribuente. Ad una giurisprudenza tributaria europea che suggeriva un procedimento tributario che coinvolgesse attivamente il contribuente, sottolineando la valenza del contraddittorio e della proporzionalità, sul piano nazionale si è voluto invece garantire una pronta e sollecita riscossione. Infatti il contraddittorio endoprocedimentale, garantito soltanto per alcune specifiche fattispecie e un contenzioso tributario che non ammette la testimonianza, determinano un procedimento tributario veloce e proficuo per le casse dello Stato, ma limitante fortemente la partecipazione attiva del contribuente. Nonostante la legge n. 23/2014 delegasse alla creazione di un ordinamento tributario rispettoso dei principi tributari europei e un procedimento che, attuando la disciplina amministrativa della Legge n. 241/1990, perseguisse i propri obiettivi in osservanza anche dell’ordinamento comunitario, ancora oggi siamo lontani dall’equo contemperamento degli interessi contrapposti. In conclusione, si è inteso sottolineare come a dichiarazioni politiche che vanno nella direzione di un miglioramento della compliance e della partecipazione attiva del contribuente, si contrappone una disciplina ancora troppo sbilanciata a favore del Fisco. Occorrerebbe invece facilitare un vero processo riformatore, utile a consentire una maggiore partecipazione del contribuente all’agire dell’Amministrazione finanziaria, introducendo in particolare il contraddittorio come principio tributario generale. Tutto ciò sarebbe utile a descrivere meglio la situazione economica del soggetto passivo, per giungere ad un accertamento puntuale del presupposto d’imposta, applicando il prelievo sulla base dell’effettiva capacità contributiva, ma anche a un efficace strumento deflattivo del contenzioso tributario.