AUTORE:
Eugenio Gallo
ANNO ACCADEMICO: 2023
TIPOLOGIA: Laurea liv. II (specialistica)
ATENEO: Università degli Studi Guglielmo Marconi - Roma
FACOLTÀ: Economia
ABSTRACT
L’evoluzione del diritto penale tributario ha conosciuto due fasi.
La prima, che va dall’Unità d’Italia alla fine degli anni ’50, nella quale l’illecito penale ricopre una posizione decisamente residuale, dovuta sia alle peculiarità della disciplina tributaria, strutturalmente lontana dal diritto penale sostanziale e processuale, sia alla scarsa percezione della gravità del fenomeno evasivo.
La seconda fase, dalla fine degli anni ’50 ad oggi, durante la quale l’evoluzione del sistema penale tributario appare caratterizzata da un lento ma progressivo processo di rafforzamento, diretto ad attribuire al diritto penale un ruolo di primo piano nell’azione di contrasto all’evasione fiscale, che si è rivelato problematico sotto il profilo dei principi di garanzia e poco appagante sul versante politico criminale.
Sotto il profilo politico, i vari tentativi di rafforzamento dell’apparato repressivo, che hanno segnato l’evoluzione del diritto penale tributario, non solo non sono risultati appaganti, ma talvolta sono addirittura risultati controproducenti.
Il quadro evolutivo del diritto penale tributario ha messo in evidenza la tendenza del legislatore, per un verso, a sopravvalutare le capacità del diritto penale e a sottovalutarne i limiti nell’azione di contrasto ai macro fenomeni criminosi come l’evasione fiscale, e, per un altro verso, all’utilizzo dello strumento penalistico come secondario rispetto ad altri strumenti in grado di prevenire con maggior efficacia il fenomeno evasivo ed elusivo.
Tale tendenza, che emerge in modo particolarmente evidente non solo nella superata riforma del sistema penale tributario realizzata con il D.L. 10.07.1982 (c.d. "manette agli evasori"), ma anche nei successivi interventi legislativi, ha spostato l’attenzione della tutela penale dal momento dichiarativo a quello riscossivo.
All’indiscutibile importanza teorica dell’evasione fiscale, si è aggiunta anche la centralità di tali argomenti nel dibattito politico e nelle sedi istituzionali, in considerazione delle preoccupanti dimensioni che ha raggiunto. È possibile constatare sempre di più un’evasione di particolare rilevanza, i cui effetti si sono amplificati se considerata unitamente al debito pubblico, alla crisi economica e alla recente crisi pandemica.
La necessità di fornire soluzioni tempestive e la centralità di tali argomenti nei dibattiti politici, hanno delineato un sistema ove lo studio e la definizione del fenomeno hanno viaggiato in parallelo rispetto alle risposte normative che sono state fornite, senza trovare un adeguato punto di incontro. Sono stati compiuti complessi ed articolati studi teorici che sono rimasti in seno all’accademia, senza trovare un’adeguata valorizzazione in sede legislativa.
È di tutta evidenza la necessità di recuperare la saldatura tra lo studio del fenomeno e le conseguenti risposte normative, consapevoli della circostanza che nessuna disciplina può essere realmente efficace se non è supportata da adeguati studi ed aggiornate analisi che la colleghino alla realtà in essere. In tal senso, si ritiene che tale saldatura debba essere rinvenuta sul terreno del principio di effettività, canone fondamentale dei sistemi giuridici attuali, che in questo contesto diviene imprescindibile per un corretto inquadramento del fenomeno.
L’evasione fiscale costituisce un problema di effettività del sistema giuridico in generale, e della materia fiscale, in particolare. In entrambi i livelli si è registrato negli anni un tendenziale disallineamento tra la disciplina giuridica e la realtà materiale, qualificando contesti normativi non rispondenti ai problemi ed alle esigenze della collettività. Con evasione fiscale si definisce, in via generale, il fenomeno di volontaria sottrazione al dovere di concorso alle spese pubbliche riferibile agli appartenenti alla comunità statale.
Una lieve evasione fiscale è fisiologica in ogni sistema giuridico al pari di tutti i comportamenti contra legem; differentemente, un’evasione importante assume connotati pericolosi in relazione all’equilibrio economico finanziario del medesimo sistema e, al contempo, sintomatici di un evidente disagio sociale. Le cause e gli effetti della evasione fiscale sono, infatti, temi molto delicati che impattano sugli equilibri socio-economici di ogni Stato. Ad una riduzione più o meno ingente delle risorse disponibili, che definisce il primo pesante effetto dell’evasione, seguono ulteriori conseguenze che si traducono in una sostanziale inefficienza ed iniquità del sistema giuridico.
L’evasione impone la necessaria attuazione di azioni volte a ripristinare l’equilibrio economico, determinando evidenti distorsioni allocative delle risorse e l’alterazione della concorrenza tra gli operatori del mercato. Tra importanti cause e pesanti effetti dell’evasione, lo Stato italiano tenta di approntare politiche adeguate ad un contenimento del fenomeno.
La prima, che va dall’Unità d’Italia alla fine degli anni ’50, nella quale l’illecito penale ricopre una posizione decisamente residuale, dovuta sia alle peculiarità della disciplina tributaria, strutturalmente lontana dal diritto penale sostanziale e processuale, sia alla scarsa percezione della gravità del fenomeno evasivo.
La seconda fase, dalla fine degli anni ’50 ad oggi, durante la quale l’evoluzione del sistema penale tributario appare caratterizzata da un lento ma progressivo processo di rafforzamento, diretto ad attribuire al diritto penale un ruolo di primo piano nell’azione di contrasto all’evasione fiscale, che si è rivelato problematico sotto il profilo dei principi di garanzia e poco appagante sul versante politico criminale.
Sotto il profilo politico, i vari tentativi di rafforzamento dell’apparato repressivo, che hanno segnato l’evoluzione del diritto penale tributario, non solo non sono risultati appaganti, ma talvolta sono addirittura risultati controproducenti.
Il quadro evolutivo del diritto penale tributario ha messo in evidenza la tendenza del legislatore, per un verso, a sopravvalutare le capacità del diritto penale e a sottovalutarne i limiti nell’azione di contrasto ai macro fenomeni criminosi come l’evasione fiscale, e, per un altro verso, all’utilizzo dello strumento penalistico come secondario rispetto ad altri strumenti in grado di prevenire con maggior efficacia il fenomeno evasivo ed elusivo.
Tale tendenza, che emerge in modo particolarmente evidente non solo nella superata riforma del sistema penale tributario realizzata con il D.L. 10.07.1982 (c.d. "manette agli evasori"), ma anche nei successivi interventi legislativi, ha spostato l’attenzione della tutela penale dal momento dichiarativo a quello riscossivo.
All’indiscutibile importanza teorica dell’evasione fiscale, si è aggiunta anche la centralità di tali argomenti nel dibattito politico e nelle sedi istituzionali, in considerazione delle preoccupanti dimensioni che ha raggiunto. È possibile constatare sempre di più un’evasione di particolare rilevanza, i cui effetti si sono amplificati se considerata unitamente al debito pubblico, alla crisi economica e alla recente crisi pandemica.
La necessità di fornire soluzioni tempestive e la centralità di tali argomenti nei dibattiti politici, hanno delineato un sistema ove lo studio e la definizione del fenomeno hanno viaggiato in parallelo rispetto alle risposte normative che sono state fornite, senza trovare un adeguato punto di incontro. Sono stati compiuti complessi ed articolati studi teorici che sono rimasti in seno all’accademia, senza trovare un’adeguata valorizzazione in sede legislativa.
È di tutta evidenza la necessità di recuperare la saldatura tra lo studio del fenomeno e le conseguenti risposte normative, consapevoli della circostanza che nessuna disciplina può essere realmente efficace se non è supportata da adeguati studi ed aggiornate analisi che la colleghino alla realtà in essere. In tal senso, si ritiene che tale saldatura debba essere rinvenuta sul terreno del principio di effettività, canone fondamentale dei sistemi giuridici attuali, che in questo contesto diviene imprescindibile per un corretto inquadramento del fenomeno.
L’evasione fiscale costituisce un problema di effettività del sistema giuridico in generale, e della materia fiscale, in particolare. In entrambi i livelli si è registrato negli anni un tendenziale disallineamento tra la disciplina giuridica e la realtà materiale, qualificando contesti normativi non rispondenti ai problemi ed alle esigenze della collettività. Con evasione fiscale si definisce, in via generale, il fenomeno di volontaria sottrazione al dovere di concorso alle spese pubbliche riferibile agli appartenenti alla comunità statale.
Una lieve evasione fiscale è fisiologica in ogni sistema giuridico al pari di tutti i comportamenti contra legem; differentemente, un’evasione importante assume connotati pericolosi in relazione all’equilibrio economico finanziario del medesimo sistema e, al contempo, sintomatici di un evidente disagio sociale. Le cause e gli effetti della evasione fiscale sono, infatti, temi molto delicati che impattano sugli equilibri socio-economici di ogni Stato. Ad una riduzione più o meno ingente delle risorse disponibili, che definisce il primo pesante effetto dell’evasione, seguono ulteriori conseguenze che si traducono in una sostanziale inefficienza ed iniquità del sistema giuridico.
L’evasione impone la necessaria attuazione di azioni volte a ripristinare l’equilibrio economico, determinando evidenti distorsioni allocative delle risorse e l’alterazione della concorrenza tra gli operatori del mercato. Tra importanti cause e pesanti effetti dell’evasione, lo Stato italiano tenta di approntare politiche adeguate ad un contenimento del fenomeno.