AUTORE:
Maria Valentina Papale
ANNO ACCADEMICO: 2013
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Catania
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Con questo lavoro ci si pone l’obiettivo di analizzare un fenomeno criminale: il commercio di organi umani. Ad oggi poco studiato ma in crescente espansione. Partiremo dall’analisi delle possibili cause del fenomeno illecito, proseguendo poi per la sua definizione, per i problemi etici legati alla stessa donazione legale degli organi umani, per concludere infine la nostra disamina con le varie soluzioni normative al problema emanate a livello internazionale e nazionale, soprattutto dal punto di vista sanzionatorio, cercando di valutarne l’efficacia.
I primi problemi che affronteremo saranno quelli delle cause del fenomeno «traffico di organi» e della sua stessa definizione; riguardo quest’ultimo problema, infatti, potremo notare che fino a qualche anno fa non esisteva alcuna norma specifica che definisse e disciplinasse il cd. “Organ trade”. Un primo approccio in tale direzione lo troviamo nel “Protocollo di Palermo” del 2000 ma la vera svolta, come vedremo, si avrà solo nel 2008 con la stipulazione della “Dichiarazione di Istanbul” , la quale sarà vista come una prima e solida presa di coscienza dei vari Paesi riguardo il fenomeno in questione, che da questa sarà scisso in tre diversi aspetti: tratta di persone a scopo di espianto, traffico di organi e turismo medico a fini di trapianto. Analizzeremo, poi, dal punto di vista etico, la ratio della disciplina sui trapianti di organi del nostro Paese, e specificamente, del divieto di traffico di organi, ovvero “l’incommerciabilità” del corpo umano. Partendo dall’interrogativo se il nostro corpo può considerarsi o meno “merce” , esploreremo il pensiero di vari autori, divisi tra sostenitori del commercio, non sostenitori e autori con posizioni intermedie, in base anche alla preminenza che ciascuno di essi darà ad uno dei due concetti cardine di questo tema: quello di “mercato” e quello di “solidarietà”. Nell’ultima parte della trattazione si analizzerà, infine, la normativa sui trapianti d’organo, sia a livello nazionale che a livello europeo. Vedremo che in Italia possiamo distinguere una norma che regola il trapianto di organi ex mortuo, ovvero la l. 91/99, e norme che disciplinano la donazione di organi da persona vivente, ovvero l. 458/1967 sul prelievo di rene, l. 483/99 sul prelievo parziale di fegato e disegno di legge 13/2012 sul prelievo parziale di polmone, pancreas e intestino. Punto centrale di queste norme è il principio del consenso. Dal punto di vista sanzionatorio ci accorgeremo che nel nostro codice penale, a differenza, ad esempio, che nell’ordinamento francese, manca una disciplina specifica del fenomeno del traffico internazionale di organi, potendosi infatti rinvenire norme sanzionatorie a riguardo, di carattere amministrativo e penalistico, aventi rilevanza soltanto entro i nostri confini nazionali. Tutto questo, come vedremo, sfocerà spesso in problemi di interpretazione e applicazione delle suddette norme. Infine, a livello europeo, vedremo gli sforzi dell’Unione Europea nel prendere posizione nei confronti di questo fenomeno, con azioni che invitano tutti gli Stati membri a sanzionare il traffico di organi, a migliorare la disciplina interna, ad aumentare la disponibilità degli organi, a far fronte comune nel combattere questa piaga che, seppur maggiormente diffusa in altri Paesi come la Cina, l’India o il Brasile, sta sempre più prendendo piede nel panorama europeo.
I primi problemi che affronteremo saranno quelli delle cause del fenomeno «traffico di organi» e della sua stessa definizione; riguardo quest’ultimo problema, infatti, potremo notare che fino a qualche anno fa non esisteva alcuna norma specifica che definisse e disciplinasse il cd. “Organ trade”. Un primo approccio in tale direzione lo troviamo nel “Protocollo di Palermo” del 2000 ma la vera svolta, come vedremo, si avrà solo nel 2008 con la stipulazione della “Dichiarazione di Istanbul” , la quale sarà vista come una prima e solida presa di coscienza dei vari Paesi riguardo il fenomeno in questione, che da questa sarà scisso in tre diversi aspetti: tratta di persone a scopo di espianto, traffico di organi e turismo medico a fini di trapianto. Analizzeremo, poi, dal punto di vista etico, la ratio della disciplina sui trapianti di organi del nostro Paese, e specificamente, del divieto di traffico di organi, ovvero “l’incommerciabilità” del corpo umano. Partendo dall’interrogativo se il nostro corpo può considerarsi o meno “merce” , esploreremo il pensiero di vari autori, divisi tra sostenitori del commercio, non sostenitori e autori con posizioni intermedie, in base anche alla preminenza che ciascuno di essi darà ad uno dei due concetti cardine di questo tema: quello di “mercato” e quello di “solidarietà”. Nell’ultima parte della trattazione si analizzerà, infine, la normativa sui trapianti d’organo, sia a livello nazionale che a livello europeo. Vedremo che in Italia possiamo distinguere una norma che regola il trapianto di organi ex mortuo, ovvero la l. 91/99, e norme che disciplinano la donazione di organi da persona vivente, ovvero l. 458/1967 sul prelievo di rene, l. 483/99 sul prelievo parziale di fegato e disegno di legge 13/2012 sul prelievo parziale di polmone, pancreas e intestino. Punto centrale di queste norme è il principio del consenso. Dal punto di vista sanzionatorio ci accorgeremo che nel nostro codice penale, a differenza, ad esempio, che nell’ordinamento francese, manca una disciplina specifica del fenomeno del traffico internazionale di organi, potendosi infatti rinvenire norme sanzionatorie a riguardo, di carattere amministrativo e penalistico, aventi rilevanza soltanto entro i nostri confini nazionali. Tutto questo, come vedremo, sfocerà spesso in problemi di interpretazione e applicazione delle suddette norme. Infine, a livello europeo, vedremo gli sforzi dell’Unione Europea nel prendere posizione nei confronti di questo fenomeno, con azioni che invitano tutti gli Stati membri a sanzionare il traffico di organi, a migliorare la disciplina interna, ad aumentare la disponibilità degli organi, a far fronte comune nel combattere questa piaga che, seppur maggiormente diffusa in altri Paesi come la Cina, l’India o il Brasile, sta sempre più prendendo piede nel panorama europeo.