AUTORE:
Giandomenico Sirgiovanni
ANNO ACCADEMICO: 2021
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Firenze
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Da sempre tema fondamentale del diritto penale, la colpa medica è stata recentemente oggetto di due riforme legislative; nel 2012 e nel 2017. Nonostante gli sforzi del legislatore e della giurisprudenza, tuttavia, lo statuto attuale della colpa professionale del sanitario risulta lacunoso ed insoddisfacente, anche in riferimento ai dichiarati obiettivi di politica criminale della riduzione del contenzioso giudiziario e del contenimento della c.d. medicina difensiva.
Su un assetto latu sensu normativo, già di per sé inadeguato, si innestano, poi, le distorsioni di una cultura sociale e giuridica eminentemente orientata alla repressione, anziché alla prevenzione. Conseguentemente, il sistema si accontenta di punire il soggetto più prossimo all’evento avverso verificatosi, tralasciando la dovuta considerazione del contesto organizzativo in cui il soggetto stesso opera e l’analisi delle cause sistemiche che hanno effettivamente cagionato l’evento.
È proprio l’analisi della struttura sanitaria, delle sue carenze, della ripartizione dei compiti entro la stessa, del funzionamento del macro-sistema di tutela della salute e delle ingerenze della politica che può consentire una ricostruzione della responsabilità del singolo operatore sanitario come autenticamente personale, in aderenza al dettato costituzionale.
La disciplina normativa e l’interpretazione offertane dalla giurisprudenza si sono, da ultimo, rivelate ancora più deboli e limitate alla luce della recente e perdurante pandemia da Covid-19: sebbene il diritto penale disponga di strumenti adeguati alla gestione delle emergenze, si è resa ancor più evidente la necessità di una nuova riforma della colpa medica. Non si potrebbe, stavolta, non tenere in conto il tema delle carenze strutturali ed organizzative e valorizzare una prospettiva autenticamente preventiva nella gestione del rischio clinico.
Su un assetto latu sensu normativo, già di per sé inadeguato, si innestano, poi, le distorsioni di una cultura sociale e giuridica eminentemente orientata alla repressione, anziché alla prevenzione. Conseguentemente, il sistema si accontenta di punire il soggetto più prossimo all’evento avverso verificatosi, tralasciando la dovuta considerazione del contesto organizzativo in cui il soggetto stesso opera e l’analisi delle cause sistemiche che hanno effettivamente cagionato l’evento.
È proprio l’analisi della struttura sanitaria, delle sue carenze, della ripartizione dei compiti entro la stessa, del funzionamento del macro-sistema di tutela della salute e delle ingerenze della politica che può consentire una ricostruzione della responsabilità del singolo operatore sanitario come autenticamente personale, in aderenza al dettato costituzionale.
La disciplina normativa e l’interpretazione offertane dalla giurisprudenza si sono, da ultimo, rivelate ancora più deboli e limitate alla luce della recente e perdurante pandemia da Covid-19: sebbene il diritto penale disponga di strumenti adeguati alla gestione delle emergenze, si è resa ancor più evidente la necessità di una nuova riforma della colpa medica. Non si potrebbe, stavolta, non tenere in conto il tema delle carenze strutturali ed organizzative e valorizzare una prospettiva autenticamente preventiva nella gestione del rischio clinico.