(massima n. 1)
Ai fini della configurabilità del reato di abuso d'ufficio non basta, trattandosi di ingiusto vantaggio patrimoniale, che questo sia la conseguenza naturale della condotta posta in essere dall'agente per un fine diverso, essendo invece indispensabile — come si evince dall'uso del termine «intenzionalmente» adottato dal legislatore nella nuova formulazione della norma incriminatrice introdotta dall'art. 1 della legge 16 luglio 1997 n. 234 — che il detto vantaggio sia conseguenza diretta e immediata di detta condotta e sia quindi voluto dall'agente come obiettivo del suo operato. (Nella specie, in applicazione di tale principio, la S.C. ha annullato la sentenza con la quale la corte di merito aveva affermato la responsabilità di taluni amministratori comunali i quali avevano rilasciato o concorso a rilasciare numerose concessioni edilizie in contrasto con gli strumenti urbanistici, con ciò arrecando consapevolmente vantaggio ai destinatari di tali concessioni, ma essendo stati però mossi solo dal riconosciuto intento di evitare in tal modo il danno costituito dallo spopolamento delle zone di montagna interessate dai suddetti provvedimenti).