(massima n. 2)
Nel delitto di diffamazione col mezzo della stampa, il danno cagionato alla persona offesa, non essendo patrimoniale e non avendo funzione reintegrativa, non può essere quantificato se non con valutazione equitativa, rispettando l'esigenza di una ragionevole correlazione tra gravità del danno ed ammontare dell'indennizzo; in tale delitto, la gravità non può che essere rapportata all'entità del discredito causato dalla notizia giornalistica.