(massima n. 1)
L'azione negatoria, di cui all'art. 949 c.c., si distingue dalla rivendica e dall'azione di accertamento della proprietà perché l'oggetto principale del giudizio, instaurato con tale azione, non è la sussistenza del diritto di proprietà dell'attore, bensì la libertà della cosa dai diritti reali vantati dal convenuto, sia stata o meno, la pretesa di tali diritti tradotta in atti concreti di molestia o di turbativa che attentino al libero ed esclusivo godimento del dominus; ne consegue che rientra nel paradigma dell'azione negatoria la domanda dell'attore rivolta ad ottenere l'accertamento che la cosa gli appartiene in via esclusiva, quando il convenuto, pur riconoscendo il diritto della controparte, assuma, a sua volta, di essere comproprietario del medesimo bene; in tal caso infatti, l'appartenenza della cosa all'attore esula dalla materia del contendere, la quale resta circoscritta esclusivamente alla coesistenza sullo stesso bene del distinto e concorrente diritto di comproprietà vantato dal convenuto.