“ Supplicium ultimum seu capitale ”

Nel diritto romano, il supplizio capitale assumeva varie forme, come vario era lo status giuridico dei condannati a morte. Atroci erano i supplizi contemplati dal diritto penale arcaico: il colpevole di alto tradimento era fustigato a morte (supplicium more maiorum); l'incendiario era condannato al rogo (vivi crematio); il debitore insolvente veniva tagliato a pezzi; l'assassino di un parente veniva cucito in un otre di pelle con un cane, un gallo, una vipera e una scimmia, poi gettato in acqua (poena cullei). In etā repubblicana, il cittadino romano aveva diritto alla condanna per decapitazione; il non Romano era condannato alla crocifissione (crucifixio). In etā imperiale, si diffusero supplizi spettacolari, come la damnatio ad bestias, tanto spesso inflitta ai martiri Cristiani. Nel diritto italiano, la pena capitale fu abolita dal codice penale Zanardelli (1889) e reintrodotta dal codice penale Rocco del 1930 (artt. 17 e 21, poi abrogati); oggi, ai sensi dell'art. 27 della costituzione, non č ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.