Nell'antica Roma, il senato era la camera degli aristocratici in cui sedevano i capi del patriziato e gli ex-magistrati. I membri dell'ordine senatorio avevano una serie di prerogative: il diritto di fregiarsi di un anello d'oro e di una toga bordata di porpora (laticlavium). Nella prima età repubblicana, il senato deteneva la sovranità all'interno dello Stato, controllando di fatto i tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Tramite la propria auctoritas, esso sovrintendeva all'emanazione delle leggi, bloccando come anticostituzionali tutti i provvedimenti di contenuto democratico. La funzione legislativa svolta dal senato trovava il suo coronamento nell'emanazione di decreti propri. Tramite il proprio consiglio, invece, esso controllava l'operato dei magistrati cui erano demandate le mansioni esecutive e giudiziarie. Questa funzione trovava il suo coronamento nella prassi dell'interregnum: in assenza dei magistrati supremi, era il senato a esercitare il potere esecutivo. Inoltre, a Roma come nell'antica Grecia, erano tratti dal senato i giudici dei tribunali penali: il che garantiva a quest'organo il controllo della giurisdizione criminale. La composizione di classe del senato andò mutando a partire dal IV secolo a.C., quando entrarono a far parte di esso ex-magistrati di estrazione plebea. Dopo le guerre puniche, il senato non fu più composto dai membri dell'aristocrazia, ma dai componenti di una nuova nobiltà, in parte patrizi, in parte plebei ricchi. Ciò nonostante, anche al tempo delle guerre civili il senato ebbe un ruolo sostanzialmente conservatore e antidemocratico, favorendo Siila contro Mario, e Pompeo contro Cesare. Nell'età del principato cominciò il declino di quest'organo, di volta in volta rispettato dagli imperatori più legalitari e disprezzato dagli imperatori più autoritari. Infine, nell'età del dominato, esso si ridusse a un'accolta di cortigiani, consiglieri del sovrano. La Costituzione italiana repubblicana prescrive che il numero dei senatori elettivi è di 315 (il senato romano aveva in origine 300 membri, che furono portati a 600 da Siila e a 900 da Cesare). Conformemente alle consuetudini della repubblica romana, gli ex-capi dello Stato sono nominati senatori di diritto e a vita.