I lavoratori del pubblico impiego potranno contare su novità mirate a salvaguardare il loro potere di acquisto, contro inflazione e carovita. Infatti il testo del Piano strutturale di bilancio – Psb 2025-2029, pubblicato dal Mef lo scorso 28 settembre, riserva loro aumenti contrattuali pari al 2% annuo, a cominciare dal 2025 e per il prossimo triennio. Tale Piano di finanza pubblica, che sostituisce la precedente NaDef, si rivela cruciale anche per i dipendenti statali e pubblici, in quanto - nel suo insieme - costituisce un impegno a lungo termine per il nostro Paese, stabilendo i livelli di spesa e la riduzione del deficit.
Come previsto dal Piano, dal prossimo anno sarà garantito nei conti pubblici il recupero dell’inflazione, il citato aumento del 2% l’anno nel triennio, che servirà a far quadrare un po' di più i bilanci mensili dei lavoratori del pubblico impiego e delle loro famiglie.
In vista c'è un significativo cambiamento rispetto al passato. Infatti, in precedenza, con le leggi di Bilancio, ai dipendenti pubblici erano solitamente assegnati esigui finanziamenti negli anni iniziali della contrattazione, per poi ottenere un adeguamento più consistente nell’ultimo anno di vigenza dell’accordo. In questo contesto, le trattative per i rinnovi cominciavano frequentemente al sopraggiungere della fine del periodo contrattuale, con l'erogazione degli arretrati per gli anni precedenti.
Oggi il quadro è mutato e l'incremento di stipendio per il prossimo triennio è stabilito in anticipo, permettendo di iniziare subito la trattativa per il rinnovo dei contratti dell'arco di tempo 2025-2027, con - però - la previa sottoscrizione di quello, ancora pendente, del periodo 2022-2024. C'è, insomma, la spinta a firmare il contratto 2022-2024 per avviare subito le nuove trattative, nell'interesse dei lavoratori.
Come è facile intuire, sono giorni molto caldi per il futuro dei contratti del pubblico impiego. Qualche giorno fa, ad esempio, il Presidente dell’Aran - l'Agenzia che si occupa per il governo dei rinnovi - ha portato, al tavolo della trattativa per le Funzioni centrali, le tabelle con gli aumenti. Si tratta dei dipendenti delle agenzie fiscali o dei dipendenti ministeriali, ossia degli statali in senso stretto. Mentre lo scorso 30 settembre è ricominciato il negoziato con i sindacati dei dipendenti degli enti locali.
Secondo quando si apprende da fonti vicine al Governo, per il triennio 2022-2024 quest'ultimo ha messo in campo non pochi miliardi per gli aumenti, per un +5,78%, non lontano da quel 6% che il Piano mira a garantire per il prossimo triennio. Ecco perché, a breve, l'Esecutivo con provvedimento potrebbe disporre un nuovo incremento, per ritoccare le somme del contratto in discussione di un altro 0,22%.
Oltre ad adeguati nuovi fondi, i sindacati si aspettano una defiscalizzazione delle indennità specifiche, come quella infermieristica o dei pronto soccorso. Infine ricordiamo che tali contratti non riguardano soltanto la parte economica, in quanto è considerata anche la parte normativa. I testi portati ai tavoli delle trattative includono agevolazioni per il lavoro in smart working e più flessibili condizioni di lavoro per chi è non lontano dall’età della pensione, come ad esempio il part time.
Come previsto dal Piano, dal prossimo anno sarà garantito nei conti pubblici il recupero dell’inflazione, il citato aumento del 2% l’anno nel triennio, che servirà a far quadrare un po' di più i bilanci mensili dei lavoratori del pubblico impiego e delle loro famiglie.
In vista c'è un significativo cambiamento rispetto al passato. Infatti, in precedenza, con le leggi di Bilancio, ai dipendenti pubblici erano solitamente assegnati esigui finanziamenti negli anni iniziali della contrattazione, per poi ottenere un adeguamento più consistente nell’ultimo anno di vigenza dell’accordo. In questo contesto, le trattative per i rinnovi cominciavano frequentemente al sopraggiungere della fine del periodo contrattuale, con l'erogazione degli arretrati per gli anni precedenti.
Oggi il quadro è mutato e l'incremento di stipendio per il prossimo triennio è stabilito in anticipo, permettendo di iniziare subito la trattativa per il rinnovo dei contratti dell'arco di tempo 2025-2027, con - però - la previa sottoscrizione di quello, ancora pendente, del periodo 2022-2024. C'è, insomma, la spinta a firmare il contratto 2022-2024 per avviare subito le nuove trattative, nell'interesse dei lavoratori.
Come è facile intuire, sono giorni molto caldi per il futuro dei contratti del pubblico impiego. Qualche giorno fa, ad esempio, il Presidente dell’Aran - l'Agenzia che si occupa per il governo dei rinnovi - ha portato, al tavolo della trattativa per le Funzioni centrali, le tabelle con gli aumenti. Si tratta dei dipendenti delle agenzie fiscali o dei dipendenti ministeriali, ossia degli statali in senso stretto. Mentre lo scorso 30 settembre è ricominciato il negoziato con i sindacati dei dipendenti degli enti locali.
Secondo quando si apprende da fonti vicine al Governo, per il triennio 2022-2024 quest'ultimo ha messo in campo non pochi miliardi per gli aumenti, per un +5,78%, non lontano da quel 6% che il Piano mira a garantire per il prossimo triennio. Ecco perché, a breve, l'Esecutivo con provvedimento potrebbe disporre un nuovo incremento, per ritoccare le somme del contratto in discussione di un altro 0,22%.
Oltre ad adeguati nuovi fondi, i sindacati si aspettano una defiscalizzazione delle indennità specifiche, come quella infermieristica o dei pronto soccorso. Infine ricordiamo che tali contratti non riguardano soltanto la parte economica, in quanto è considerata anche la parte normativa. I testi portati ai tavoli delle trattative includono agevolazioni per il lavoro in smart working e più flessibili condizioni di lavoro per chi è non lontano dall’età della pensione, come ad esempio il part time.