Una recente sentenza del
Tribunale di Lodi potrebbe cambiare radicalmente la distribuzione del
bonus mamme, estendendo i benefici
a tutte le lavoratrici precarie.
Fino ad ora, la misura era destinata solo alle madri con
contratto a tempo indeterminato, ma la decisione del Tribunale ha messo in discussione questa esclusione.
Vediamo cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane, con un’eventuale pioggia di ricorsi che potrebbe mettere a dura prova le finanze dello Stato.
Cos'è il bonus mamme e chi ne ha diritto?
Il bonus mamme è stato introdotto nella
Legge di Bilancio 2024 per aiutare le madri lavoratrici a
risparmiare sulla contribuzione previdenziale, fino a un massimo di 3.000
euro l'anno. Originariamente, il beneficio era destinato solo a chi aveva un contratto a tempo indeterminato e almeno tre figli, con una durata fino al compimento del 18° anno di età del figlio più giovane.
A partire dal 2024, però, il
Governo ha deciso di
estendere la misura in via sperimentale anche alle madri con due
figli, ma solo a chi ha un contratto stabile e con copertura fino al decimo anno di vita del figlio più giovane.
Tuttavia, questa estensione ha sollevato molte critiche, in particolare tra le lavoratrici precarie, che sono state escluse dal beneficio.
La protesta delle mamme precarie
Le mamme con contratti precari non sono rimaste in silenzio e hanno avviato una serie di
ricorsi legali contro l’esclusione dal bonus. L'
Anief (
Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori) è stata tra le principali organizzazioni a prendere posizione, incaricando i propri legali di
difendere le lavoratrici precarie.
Secondo l’Anief, questa esclusione
viola la clausola 4 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, adottato con la
direttiva 99/70 del Consiglio dell'Unione Europea. Inoltre, l’esclusione rappresenterebbe una
violazione degli articoli 20 e 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, che garantiscono il
principio di non discriminazione tra lavoratori con contratto a tempo determinato e quelli con contratto a tempo indeterminato.
La sentenza del Tribunale di Lodi
In risposta a uno di questi ricorsi, il Tribunale di Lodi ha dato ragione a una docente precaria, stabilendo che anche lei ha diritto a ricevere il bonus mamme. La decisione si è basata proprio sul principio di non discriminazione, sancito dalla legislazione europea. Il Tribunale ha annullato la parte della Legge di Bilancio che escludeva le mamme precarie, creando un precedente legale che potrebbe avere ampie ripercussioni.
Questa sentenza rappresenta la prima, in Italia, che riconosce il diritto delle lavoratrici precarie a beneficiare del bonus mamme. Se la decisione fosse confermata, potrebbe dare il via a una lunga serie di rico
L'impatto dei ricorsi
La sentenza
potrebbe infatti generare un’ondata di ricorsi in tutta Italia. Già in Piemonte sono stati presentati
38 ricorsi solo tra gli insegnanti. Secondo l'Anief, se tutte le mamme precarie con almeno due figli decidessero di presentare
ricorso,
lo Stato potrebbe trovarsi a dover sborsare oltre 300 milioni di euro nel biennio 2024-2025, una cifra che potrebbe mettere a dura prova il bilancio dello Stato.
Per il
Governo, quindi, si prospetta una situazione complessa. Se i ricorsi continuassero a crescere,
sarebbe necessario rivedere la legge, in quanto il carico finanziario potrebbe diventare insostenibile senza modifiche alle attuali disposizioni.