Innanzitutto, la direttiva europea “case green” (l’EPBD: ossia, Energy Performance Building Directive) stabilisce lo scopo primario di rendere, entro il 2050, il parco immobiliare europeo ad emissioni zero (cioè, climaticamente neutrale). Inoltre, la direttiva prevede anche dei passaggi intermedi come la riduzione del consumo medio di energia fino al 22% entro il 2035.
L’Italia ha bisogno di delineare un sistema di incentivi a supporto della realizzazione delle opere di efficientamento energetico per poter raggiungere gli obiettivi previsti dall’Unione Europea. Questo perché, nel nostro Paese, l’intervento di riqualificazione dovrà sostenere numeri importanti.
In Italia, ci sono milioni di edifici con prestazioni energetiche pessime. Basta pensare che, su quasi cinque milioni di certificati APE (cioè, gli attestati con le informazioni sul consumo energetico e sull’isolamento termico di un edificio), più del 50% è relativa ad immobili che sono nelle classi energetiche peggiori (F o G). Peraltro, la situazione fotografata dai certificati APE non riguarda nemmeno tutto il patrimonio immobiliare dello Stato italiano.
Quindi, è facile pensare che l’operazione di efficienza energetica da compiere sia imponente.
Ecco perché bisogna pensare a nuovi strumenti e misure, dopo il Superbonus. Quali potrebbero essere questi nuovi incentivi per ammodernare il parco immobiliare nazionale?
Prima di scoprire queste possibili agevolazioni, occorre sottolineare come, al momento, ci sia già un primo incentivo: il c.d. mutuo green. Si tratta di un mutuo pensato proprio per sostenere chi decide di comprare un immobile in una classe energetica virtuosa (A o B) che non ha bisogno di opere di riqualificazione energetica.
Peraltro, in passato, c’era anche un’altra misura per facilitare l’acquisto di abitazioni eco-sostenibili: il c.d. bonus case green. Si trattava di una detrazione fiscale del 50% sull’IVA nella dichiarazione dei redditi dall’anno in cui veniva effettuata la spesa e per i successivi nove anni. Tuttavia, questo beneficio non è stato più prorogato.
Dunque, quali potrebbero essere queste agevolazioni per le case green?
Secondo la direttiva europea (l’art. 17), gli Stati membri devono predisporre dei sistemi di sostegno finanziario per la riqualificazione e l’efficientamento energetico degli immobili.
Tuttavia, la disciplina europea dà particolare attenzione alla tutela delle famiglie vulnerabili. Questo significa che, se si vuole pensare ad incentivi finanziari come i sussidi, è probabile che si tratti di misure che potranno essere riconosciute non a tutti, ma solo a coloro che ne hanno maggiormente bisogno.
Chi rientra in questa categoria?
È ancora presto per precisarlo ma, seguendo le linee guida della direttiva europea, si può ipotizzare che i nuclei familiari, destinatari di questo tipo di incentivi, potranno essere quelle famiglie che hanno un reddito più basso. Ancora, un’altra ipotesi potrebbe essere quella di dare priorità a quelle famiglie che abitano in immobili dalle basse prestazioni energetiche. Magari, un’ulteriore idea potrebbe essere quella di indirizzare questi sussidi a chi presenta tutti questi requisiti contemporaneamente.
Però, è chiaro che, se lo Stato dovesse decidere di seguire la strada dei presupposti basati sul reddito, allora il quadro delle misure potrebbe strutturarsi in un modo simile a questo:
- per i nuclei familiari con un reddito più basso, potrebbero essere previsti degli aiuti direttamente da parte dello Stato;
- per le famiglie che hanno un reddito più elevato, si potrebbero prevedere misure come incentivi fiscali (ad esempio, aliquote ridotte sul lavoro o sul materiale di ristrutturazione) o detrazioni fiscali.
Al di là dei vari scenari possibili e ipotizzabili, solo con il tempo capiremo quali misure saranno adottate e chi potrà effettivamente beneficiarne.