(massima n. 1)
L'assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta, fattispecie contrattuale stipulata da un interposto a favore di un terzo onde far conseguire a quest'ultimo un servizio (quello, cioè, di assicurazione), si configura, sul piano morfologico, quale vicenda negoziale sui generis di contratto a favore di terzo (come dimostrato dalla tipicità della regolamentazione di cui all'art. 1891 c.c. e dalla considerazione che, in caso di piena identità tra le due fattispecie, non sarebbe sorta la necessità di una specifica normativa al riguardo), sicché ad essa si applicano tanto le norme proprie dell'istituto ex art. 1411 ss. c.c., quanto quelle del contratto di assicurazione nella parte in cui derogano ai principi generali dettati dalla legge per il contratto a favore di terzo. Ne consegue che, con specifico riferimento al requisito dell'«interesse» questo risulta, nell'assicurazione ex art. 1891, di duplice natura e di diverso contenuto, dovendo esso venir valutato, ai fini della validità del contratto, sia con riguardo alla posizione dell'assicurato-terzo, a norma dell'art. 1904 c.c., sia con riferimento alla posizione dello stipulante, a norma dell'art. 1411 c.c:: sotto il primo profilo, l'interesse assicurativo sottende, nella sostanza, una relazione, economica tra un soggetto e un bene esposto a rischio in rapporto ad un evento futuro potenzialmente dannoso (dovendo, per l'effetto, risultarne una posizione soggettiva giuridicamente qualificata e non un interesse di mero fatto); sotto il secondo aspetto; ferma l'operatività del principio generale dell'art. 1411 c.c., l'interesse in discorso non deve giocoforza assumere caratteri di giuridicità, potendo; per converso, risolversi in una situazione soggettiva di mero fatto, morale o di immagine (nell'affermare il principio di diritto che precede, la Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso la estensibilità ai medici non dipendenti da una casa di cura di un contratto di assicurazione stipulato dalla detta casa di cura, rilevando ancora che, attesa la natura contrattuale della responsabilità della struttura sanitaria nei confronti del paziente, quest'ultima ben avrebbe potuto essere chiamata a rispondere dell'inadempimento della prestazione medico-professionale del sanitario pur in assenza di un rapporto di lavoro subordinato con quest'ultimo).