(massima n. 1)
In materia di violazioni al codice della strada, il cd. «pagamento in misura ridotta» di cui all’art. 202 c.d.s., corrispondente al minimo della sanzione comminata dalla legge, da parte di colui che è indicato nel processo verbale di contestazione come autore della violazione, implica necessariamente l’accettazione della sanzione e, quindi, il riconoscimento, da parte dello stesso, della propria responsabilità e, conseguentemente, nel sistema delineato dal legislatore anche ai fini di deflazione dei processi, la rinuncia ad esercitare il proprio diritto alla tutela amministrativa o giurisdizionale, quest’ultima esperibile immediatamente anche avverso il suddetto verbale ai sensi dell’art. 204-bis c.d.s., qualora non sia stato, effettuato il suddetto pagamento. L’intervenuta acquiescenza da parte del contravventore conseguente a tale sopravvenuto rituale pagamento preclude, inoltre, allo stesso l’esercizio di eventuali pretese civilistiche, quali la condictio indebiti e l’aedo damni riconducibili all’avvenuta contestazione delle violazioni al c.d.s. per le quali si sia proceduto a siffatto pagamento con effetto estintivo della correlata pretesa sanzionatoria amministrativa. (Nella specie, la S.C., sulla scorta dell’enunciato principio, ha accolto il ricorso proposto da un Comune cassando l’impugnata sentenza del giudice di pace e, decidendo nel merito, ha rigettato l’originaria domanda di risarcimento dei danni formulata ai sensi dell’art. 2043 c.c. da un privato che, pur avendo provveduto al pagamento in misura ridotta ai sensi dell’art. 202 c.d.s. in relazione ad un’infrazione contestatagli, aveva sostenuto che la relativa somma era stata corrisposta ingiustificatamente attesa l’invalidità della contestazione effettuata nei suoi riguardi).