(massima n. 1)
La Corte di cassazione, nel cassare la sentenza di appello avente contenuto soltanto processuale, può esercitare il potere, attribuitole dall'art. 384, secondo comma, seconda parte, c.p.c., di negare l'astratta configurabilità del diritto soggettivo affermato dall'attore con l'atto introduttivo del processo e così di rigettare la domanda, senza necessità di attivare il contraddittorio ai sensi dell'art. 384, terzo comma, c.p.c. ove la soluzione risponda al consolidato orientamento della stessa Corte, avallato dal legislatore con una norma di interpretazione autentica. (Nella specie, relativa alla pretesa del lavoratore di includere la "quota di TFR" nella retribuzione contrattuale utile per il calcolo dell'indennità di disoccupazione, la corte territoriale aveva disatteso la domanda ritenendo intervenuta la decadenza dall'azione giudiziaria ex art. 47 del d.p.r. 30 aprile 1970, n. 639; la S.C., esclusa la decadenza, trattandosi di azione diretta alla sola riliquidazione del trattamento di disoccupazione e attesa l'inapplicabilità dello "ius superveniens" intervenuto nel 2011, privo di efficacia retroattiva, ha rilevato che l'orientamento consolidato della Corte escludeva la sussistenza del diritto dedotto in giudizio - affermato in base all'art. 4 del d.l.vo 16 aprile 1997, n. 146 - e che tale posizione era stata ulteriormente ratificata dal legislatore con l'art. 18, comma 18, del d.l. 6 luglio 2011, n. 98, convertito nella legge 15 luglio 2011, di interpretazione autentica della citata norma).