(massima n. 1)
Nel caso di domanda proposta alternativamente nei confronti di due diversi convenuti, che venga accolta nei confronti di uno solo di questi ultimi e rigettata nei confronti dell'altro, l'appello del soccombente non basta a devolvere al giudice dell'impugnazione anche la cognizione circa la pretesa dell'attore nei confronti del convenuto alternativo, posto che l'unicitą del rapporto sostanziale, con titolare passivo incerto, non toglie che due e distinte siano le formali pretese, caratterizzate - pur nell'unitą del "petitum" - dalla diversitą dei soggetti convenuti ("personae") e, in parte, dei fatti e degli argomenti di sostegno ("causae petendi"); in relazione alla suddetta pretesa, pertanto, l'attore-appellato ha l'onere di riproporre la domanda gią formulata in primo grado, ai sensi dell'art. 346 c.p.c.. (Nella specie, concernente domanda per l'indennizzo di cui alla legge n. 210 del 1992 nei confronti del Ministero della Salute e della Regione Marche, il giudice di primo grado aveva condannato la Regione e dichiarato privo di legittimazione passiva il Ministero, nei cui confronti l'attore non aveva proposto gravame; la S.C., affermato il principio, ha ritenuto che si fosse formato il giudicato sul rigetto della domanda nei confronti del Ministero e, pertanto, ha cassato senza rinvio la decisione impugnata).