(massima n. 1)
Le ordinanze, anche se emesse dal collegio, conservano il carattere strumentale insito nella loro natura e funzione processuale, pur quando involgano questioni attinenti al merito, sicché non possono produrre effetti preclusivi o altrimenti pregiudizievoli per la decisione della causa e sono sempre modificabili e revocabili anche per implicito (salve le limitazioni di cui all'art. 177 c.p.c.) mediante la successiva sentenza, la quale rimane definitivo provvedimento decisorio. Né è configurabile un vizio di contraddittorietà tra la sentenza e la precedente ordinanza, risolvendosi il contrasto in una implicita revoca di quest'ultima.