(massima n. 1)
I provvedimenti temporanei ed urgenti resi, ai sensi degli artt. 316, 336 c.c., in tema di affidamento di figli minori possono formare oggetto di impugnazione mediante reclamó, alla Corte d'appello esclusivamente nei limiti in cui essi risultino già idonei a produrre, ex se ed in modo autonomo, uno stabile pregiudizio nei confronti del genitore interessato (quando, cioè, sia rilevabile, all'interno del procedimento, tra provvedimento d'urgenza e provvedimento definitivo, un'assenza di collegamento tale da consentire al primo la produzione d'effetti a tempo indeterminato, nonché la mancanza di un termine per richiedere il provvedimento definitivo a pena di caducazione di quello temporaneo), e non anche nel caso in cui la loro formulazione ne presuppone l'automatica caducazione per scadenza del termine in essi contenuto, con conseguente assorbimento dei medesimi nel provvedimento (incondizionatamente reclamabile ex art. 739 c.p.c.) conclusivo del procedimento dinanzi al giudice di prima istanza (principio affermato in relazione ad un provvedimento d'affidamento provvisorio del giudice minorile, autonomamente reclamato, adottato nel corso di un procedimento ex art. 316 e fornito di intrinseca correlazione rispetto al futuro provvedimento definitivo, apparendone manifeste tanto la provvisorietà e la modificabilità, quanto la temporaneità, essendo, nella specie, stato apposto un esplicito termine d'efficacia per l'affidamento del minore alla madre).